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    La sicurezza prima di tutto. Ma il portone “killer” uccide una ragazza. Rinviati a giudizio i due amministratori e lo stesso condominio.

    pubblicata il 06-02-2014


    06/02/2014 di Angelo Pesce

    Un recente caso di cronaca mette in luce la non conformità delle vetrate in condominio.

    Un caso di cronaca su cui riflette. Torna alla ribalta della cronaca un caso verificatosi nel giugno 2011 che vide la morte di una ragazza per la rottura del vetro del portone d’ingresso del proprio condominio. La rottura, avvenuta accidentalmente, portò alla morte per dissanguamento la ragazza che fu colpita alla vena succlavia da una lama di vetro. Nel luglio di quest’anno si aprirà il dibattimento che vede rinviati a giudizio i due amministratori e lo stesso condominio quale responsabile civile, per negligenza e imperizia per la presenza di un vetro non conforme.

    L’accusa cita la non conformità del vetro alla norma UNI 7697 per gli ambienti comuni di edifici residenziali, avendo verificato che si trattava di un vetro indurito termicamente e che, in caso di rottura, non si frantuma in mille pezzi, come invece dovrebbe essere per quelli a norma, temprati e stratificati.

    L’utilizzo dei vetri in edilizia. Va detto che l’impiego dei vetri in edilizia è vincolato, in linea generale, dal D.Lgs. 17 marzo 1995, n. 115, di attuazione della Direttiva 92/59/CEE relativa alla sicurezza generale dei prodotti. Secondo quanto stabilito da questa norma, tutti i prodotti devono rispondere obbligatoriamente a criteri di massima sicurezza. Ma la norma fondamentale è rappresentata dalla UNI EN 7697, diventata legge nel 2007 (Criteri di sicurezza nelle applicazioni vetrarie): tale norma, infatti, con il D.L. 6 giugno 2005, n. 206 “Codice del consumo, a norma dell'articolo 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229”, è resa obbligatoria.

    La UNI 7697 indica i criteri di scelta dei vetri da impiegarsi, in modo che sia assicurata la rispondenza fra le prestazioni dei vetri e i requisiti necessari per garantire la sicurezza all’utenza, indicando i tipi di vetro di cui si ammette l’utilizzo nelle varie applicazioni. Al fine di orientare verso la scelta corretta del vetro di sicurezza più idoneo, la norma indica nella prima parte una lista di definizioni relative a tutti quei tipi di vetro che, in appropriati spessori e dimensioni, possono offrire garanzie di sicurezza sufficienti nelle situazioni d’uso previste.

    Vengono analizzati anche i tipi di azioni/sollecitazioni causa di potenziale pericolo, per la scelta del vetro e vengono anche individuate le tipologie di danno cui porre rimedio:

    danni a persone o cose, quando la rottura del vetro possa causare ferite a persone, animali o danni a cose;
    caduta nel vuoto, quando, per rottura del vetro, si possa cadere nel vuoto da un’altezza uguale o maggiore di 1 m;
    danni sociali, quando la rottura della lastra possa causare danni alla collettività, come: danni ad opere d’arte, accesso ad esplosivi od oggetti pericolosi, evasione da carceri, ecc.

    Viene poi fornito un prospetto con tutti gli esempi di applicazioni vetrarie che, sulla base della valutazione delle azioni/sollecitazioni e dei rischi, indica la classe prestazionale minima che dovrà essere garantita nella scelta del vetro. Relativamente ai vetri interni per tutti gli edifici pubblici e ai vetri per serramenti interni, sulla base di possibili urti dovuti all’impatto di persone, il vetro dovrà rientrare nella classe 2(B)2, secondo quanto stabilito dalla UNI EN 12600.

    Va fatto notare, comunque, che fondamentale è anche il rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. n.81/2008) in materia di valutazione dei rischi. La norma UNI 7697, attualmente in fase di aggiornamento, fornisce indicazioni anche relativamente alla fase di progettazione: innanzitutto vincola il rispetto delle prescrizioni relative alla classe prestazionale minima che un vetro deve garantire ai fini della sicurezza; poi, una volta individuata la classe, il progettista è tenuto a definirne gli spessori (così come previsto dalla norma UNI 7143); deve poi valutare le dimensioni e le soluzioni di ancoraggio sulla base della natura e della tipologia delle lastre adottate.

    Va sottolineato, tra l’altro, che anche chi produce porte a vetri e componenti vetrati (ovviamente, nei casi previsti dalla norma) è tenuto ad osservarla in quanto la norma è obbligatoria secondo il Codice del Consumo (Decreto Legislativo n. 206/2005) che vieta l’immissione sul mercato di prodotti non sicuri.

    Condominio Web
    http://www.condominioweb.com/condominio/articolo1990.ashx



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